Gli Spazzi

67 degli anni ’70, a quello universalmente noto della Tomba Oneto al cimitero di Staglieno realizzato subito dopo, nel 1882. Angeli che hanno visto numerose repliche e varianti, firmate dallo stesso autore, in altri cimiteri italiani e in vari Paesi del mondo. Ciononostante Carlo e Attilio svolgono, a parecchi anni di distanza, il tema dell’angelo che raccoglie l’anima della morente in una decli- nazione personale che può far eleggere quest’opera a loro capolavoro. La sen- sualità con cui l’angelo, dalle labbra socchiuse che accennano a un lieve sorriso rassicurante, accoglie la morente che tende lo sguardo speranzosa verso di lui, è risolta in una composizione di grande lirismo. I capelli dell’anziana donna che si confondono con il tessuto del cuscino su cui poggia la testa, mostrano come i due scultori si fossero aggiornati sulle istanze della Scapigliatura lombarda e sulle opere di Medardo Rosso, tra le quali ricordiamo proprio La vecchia del 1882. Nessun velo, là come qui, sulle fattezze di un volto segnato e scavato, addirittura decrepito, dove il senso di verità viene accentuato dalla scelta di rap- presentare il momento stesso della morte, e non, come aveva fatto Monteverde, la veglia dell’angelo su un corpo ormai privo di vita. 66 67

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