Gli Spazzi

46 che dall’estero. Le parti restanti spettano a “Michelangelo Fer- rari di Sant’Ambrogio di Val- policella”. Per il fregio centrale con la Benedizione materna 22 la scelta del conte Paolo cadde su Giovanni Spazzi che, allora ventisettenne, non aveva anco- ra conquistato la fama del fra- tello. Persino il severo Ottavio Cagnoli sottolineò la “morbi- dezza d’intagli, delicatezza di lineamenti”, la “precisione degli accessori e dei panneggiamenti”. Ma nel gennaio dell’anno successivo sullo stesso giornale a firma “L. Bernardi” appariva un commento che esprimeva tutta la difficol- tà, per l’epoca, di apprezzare lo spinto realismo di una vera e propria messa in scena della morte, nel momento stesso del distacco, come se la famiglia protagonista fosse sul palco di un teatro. Il committente era ritratto in veste 22 Il bassorilievo originale, a dimostrazione dell’importanza che gli venne riservata, venne staccato e consegna- to alle civiche raccolte museali di Palazzo Pompei, da qui trasferito in anni successivi nel cortile di Palazzo For- ti, già sede della Galleria d’Arte Moderna, dove se ne persero le tracce fino ai primi anni 2000, quando venne fortunosamente ritrovato riverso nel cortile e rovinato dalle intemperie alle quali si era voluto originariamente sottrarlo. Restaurato, è stato sistemato in un cortile interno del complesso di Palazzo Forti che oggi però non ospita più la Gam, traferitasi a Palazzo della Ragione, ed è divenuto di proprietà della Fondazione Cariverona. In cimitero la copia del bassorilievo fu realizzata nel 1924 dal nipote Carlo Spazzi. 38b 38a

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