Gli Spazzi

35 rona e del Cimitero Monumentale , simboli della nuova città moderna con i suoi servizi pubblici, di ispirazione napoleonica, nei quali è esplicito il richiamo all’architettura classica e dove almeno tre generazioni di scultori avranno modo di esprimere la loro arte. Ma rispetto al progetto di Barbieri, che nel frattempo era scomparso nel 1838, fu chiesto al nuovo incaricato, il nostro Grazioso, di studiare alcune varianti. Si prevedevano infatti inizialmente due figure simbo- liche laterali, la Religione e la Sapienza , ma, come di consueto, sulla simbologia più idonea si accesero vivaci dibattiti tra gli intellettuali. Attorno al simbolo, e al messaggio che la scultura esprimeva, si giocava il senso culturale di un’epoca. Si disse che una metafora, quella della Religione , era già sufficiente, perché in sé, per principio, contiene già la Sapienza , rendendo dunque la seconda del tutto ridondante. Meglio sostituire allora la Sapienza con la Letteratura del XIV seco- lo, tema particolarmente percepito nella sua densità di contenuti e riferimenti patriottici in quella particolare contingenza storica. La Commissione d’Ornato trovò la cosa conveniente e condivisibile, e approvò. Intanto lo scrittore Pietro Giordani dettava l’epigrafe: “Antonio Cesari Prete dell’Oratorio/ Cogli scritti e coll’esempio/ Mantenne gloriosamente/ La Fede di Cristo la Lingua d’Italia.” Nella pubblica committenza, come accadde anche per lo stesso Monumen- to a Giuseppe Barbieri ancora di mano di Grazioso e inaugurato nel 1852 nel pantheon Ingenio Claris al Monumentale (foto 28) , il nostro scultore risulta più vincolato a concezioni classiciste e impregnate di monumentalismo. E i risultati 28

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