Gli Spazzi
22 Innocenzo Fraccaroli. Ancora nel 1815, qualche anno prima della scomparsa di Canova, carteggi rinvenuti nell’Archivio di Stato Verona 12 hanno portato alla luce il desiderio da parte della città di avere in dono un busto di Michele Sanmi- cheli firmato dall’esimio scultore di Possagno. Una questione, quella dell’ono- rificenza a Sanmicheli, nella quale entreranno più tardi in gara sia Fraccaroli che Grazioso e Giovanni Spazzi, figli di Antonio, ma nessuno di loro ottenne, alla fine di una lunga querelle che si concluderà solo negli anni ’70 del ‘800, il desiderato incarico. Per capire lo scenario culturale di questo inizio di secolo, forse è bene ricordare che Verona rappresenta anche la mèta mancata di un’altra delle opere di Canova: il gruppo con Ercole e Lica , ora alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, commissionato da un duca napoletano come simbolo della Francia che scaglia via la monarchia, sarebbe potuto approdare in piazza Bra come espressione, al contrario, della rivolta giacobina, o licenziosa libertà, scagliata via dall’ordine ripristinato, ovvero l’Impero Austriaco entrato trionfal- mente in città dopo la battaglia di Magnano del 5 aprile 1799. Il monumento avrebbe dovuto sostituire in piazza Bra quello rappresentante Venezia e l’Adige, 12 Tutta la vicenda è stata ricostruita in C. Bertoni, Scultura monumentale a Verona 1836-1897 , tesi di spe- cializzazione in Archeologia e Storia dell’Arte dell’Università di Siena, relatore prof. Amerigo Restucci, aa. 1999-2000 12
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