Gli Spazzi

20 zi seguendo per sua passione storie di pizzi e di merletti e venendo a incontrare così Laudomia Gonevino Spazzi, autrice di un libriccino sul pizzo veronese alla cui genesi Bianca Rosa Bellomo dedica la sua pubblicazione. Laudo- mia era sposa di Luigi, figlio primogenito di Grazioso, a sua volta primogenito (con il nome del nonno materno) di Antonio e di Serafina. An- tonio e Serafina ebbero, oltre a Grazioso, i figli Giovanni e Antonio, anche loro scultori, seguiti da altri tre. Appena giunto a Verona, Antonio trovò accoglienza nella bottega di Francesco Zoppi e subito iniziò a la- vorare al suo fianco nella Parrocchiale di San Gio- vanni Battista a Pacengo di Lazise 11 . Siamo nel 1795 quando appare il suo primo contributo in terra scalige- ra. Dei due Angeli reggipi- la, sull’altare, il primo è di mano di Zoppi (foto 9) men- tre il secondo (foto 10) , anche se disegnato dal maestro, diventa la prima prova dell’allievo, come si legge nell’i- scrizione. Il primo seme del contributo artistico della famiglia Spazzi a Verona è gettato, un contributo che si rivela fin da subito carico di nuove potenzialità e che fa intuire già il desiderio dell’artista di intraprendere un cammino proprio e indipendente. Per inciso sono questi gli anni in cui brilla l’astro di Canova, erede del quale in città sarà indicato e osannato, a partire dagli anni Trenta dell’800, lo scultore 11 Sulle opere di Antonio realizzate nella parrocchiale vedi U. Bazzotti 2011, pp. 304-305, e P. Gemma Brenzoni 1992. 10

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